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Tre inediti

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La notte di Goro

 

L’attendono come i parenti

del moribondo aspettano la

fine al capezzale

– quasi fosse la sola certezza –

la notte ha in grembo

inquieti arcani:

lune gelide sempre traversano

le trame scheletriche della campagna

tagliando ombre aguzze

e tremanti nel silenzio,

la scrutano in attesa come

i quieti personaggi dei romanzi

 

(Appennino Tosco-Emiliano, fine ottobre 1985)

 

 

 

Futa

 

Supponevo l’abusato vizio dei versi

un limite, nero sulle immagini

fumo sopra i tuoi verdi contorni

o acustiche interferenze al mio ascoltarti

rieducato dal silenzioso inverno,

 

traggo invece soltanto gli scientifici indizi

da un esatto ripetersi di cicli,

naturale routine del dicembre

che visito nuovamente e ancora esausto

di fronte al lanoso verde rabesco degli abeti:

 

Il sole sorge alle 7,55 e tramonta

alle 16,40. La Luna è nuova

 

(P.sso della Futa, giorno di S. Lucia 1986)

 

 

 

Terre

 

E quindi tutto il tuo intrecciare

solidi, liquidi e gas

vecchi di cinque miliardi di anni

si risolverebbe ora

in questo muro di nebbie?

 

E il tuo feto millenario

a trenta chilometri sotto

come ferrigna sfera

– lucido occhio vagante

nelle tenebre calde –

 

noi qui, in cima alla tempesta

di un opaco velo

a cercare il nulla pur biancheggiante.

 

Intorno melma, fango,

gialli acquitrini, paludi,

ovunque il tuo scioglierti

per la rabbia, la pioggia

di questi ultimi giorni


[ Poesie tratte dall'inedito La luna è nuova (1980 - 1986) ]

 Narda Fattori - 29/11/2011 09:30:00 [ leggi altri commenti di Narda Fattori » ]

Ancora una volta la scelta di Roberto non ci delude: leggiamo tre belle poesie e condivido con Loredana l’opinione che l’ultima sia quasi perfetta. Vorrei però fare una considerazione sul luogo scelto per versificare, luogo/ghi che conosco, bellissimi o spaesanti per chi come me ha bisogni di linee d’orizzonti: la terra è innocente, si vendica della violenza e degli abusi che di lei si sono compiuti.
Ma alla poesia questo può anche non importare.

 Loredana Savelli - 28/11/2011 15:00:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Stupende poesie: non mi meraviglio che siano piaciute a Roberto Maggiani a causa di quello sguardo scientificamente quasi "puntiglioso" che riporta certi indizi (ad esempio l’ora in cui sorge e tramonta il sole nel giorno più breve dell’anno, S. Lucia) o descrive le condizioni atmosferiche e la composizione del nucleo della terra o fotografa i paesaggi padani notturni (ai quali ho associato i racconti di Gianni Celati e le foto di Luigi Ghirri), ma poi giunge a suggerire, sommessamente, una presenza misteriosa che è nella natura ma non le appartiene completamente, è ultraterrena, è trascendente, è totalmente umana e non-umana allo stesso tempo.
Ho particolarmente apprezzato la terza, ma sono davvero tutte belle e mi piacerebbe completare la lettura del volume inedito, magari nella sezione Poesie Proposte.

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